martedì 12 febbraio 2013

L'energia nascosta della Matematica

Yoga numeri
Nei Veda, che sono testi più antichi della speculazione indiana, viene introdotto un concetto molto importante: esiste una intima corrispondenza, una vera e propria affinità, tra microcosmo e macrocosmo, tra l’universo con le sue molteplici manifestazioni energetiche e la nostra complessa interiorità.

Su queste basi concettuali gli antichi maestri (chiamati rishi) svilupparono un metodo di conoscenza impostato su un procedimento introspettivo.

Non avendo disposizione le moderne strumentazioni tecnologiche, diressero la loro attenzione verso i livelli più profondi della psiche con lo scopo di pervenire ad una minuziosa comprensione della Realtà.

Utilizzando così quei mezzi che la natura ci mette a disposizione – sensibilità, riflessione, concentrazione, intuizione… - toccarono una conoscenza iniziatica in cui l’uomo, scoprendosi conforme all’universo, ritrovava nei suoi spazi interiori le caratteristiche del cosmo.

Maturò così una visione intuitiva della Realtà che potremmo in qualche modo definire “scientifica” perché realizzata sulla sperimentazione. Una sperimentazione che utilizzava il potente strumento della mente sviluppandone tutte le sue potenzialità.

Ecco emergere allora da questi “esperimenti mentali” i concetti di chakra, di corpi sottili o kosha, di karma e di samsara.

Certo i risultati cui pervennero non sono passibili delle descrizioni dettagliate e rigorose cui la ricerca moderna ci ha abituati, non sono quindi sperimentalmente dimostrabili almeno per ora, eppure le conclusioni di questi antichi rishi toccarono aspetti molto profondi dell’esistenza, aspetti che sempre più stanno sorprendentemente rivelando la loro modernità.

C’è un ramo della nostra scienza – forse il più importante - che avalla quanto abbiamo finora detto anche se spesso non viene dimensionato nella sua giusta grandezza. Parlo della conoscenza matematica. Il termine matematica viene dal greco e vuol dire “arte di apprendere”. Ed in effetti i suoi risultati fanno da base a tutto il nostro sapere scientifico, come le fondamenta di un edificio ancora in costruzione.

Questa disciplina che ufficialmente iniziò a svilupparsi intorno al 6° secolo a.C. con Talete e Pitagora, è oggi in grado di descrivere quantitativamente gran parte dei fenomeni del mondo che ci circonda: dagli aspetti della quotidianità, ai movimenti celesti, alle leggi che regolano l’atomo.

Assegna così a ciò che osserviamo una veste scientifica andando a determinare quali sono le leggi che regolano la vita nostra e dell’universo tutto.

Partendo dall’osservazione di un fenomeno fisico il ricercatore procede determinandone le caratteristiche di base per poi andarle a descrivere con una o più formule matematiche che attribuiscono al fenomeno stesso il requisito della riproducibilità: partendo da determinate condizioni il risultato finale sarà sempre lo stesso.

Tutte le leggi della fisica normalmente poggiano su questo procedimento che dall’osservazione arriva alla legge generale, dal particolare all’universale. Esso viene denominato induttivo.

La matematica però non esaurisce qui le sue enormi potenzialità, elevandosi per così dire al di sopra delle proprie già notevoli capacità di descrivere il mondo fisico. Vediamo come.

Le sue formule, scaturite da procedimenti logici, oltre alla descrizione di un particolare fenomeno si rivelano anche delle vere e proprie entità vive, sorgenti di energia suscettibili di ulteriori sviluppi.

Non di rado accadde che questi sviluppi abbiano portato da forme espressive astratte e spesso fuori da ogni senso comune a elementi descrittivi di fenomeni scoperti in seguito dalla sperimentazione fisica.

Alcuni esempi per essere più chiari.

Le figure geometriche furono ideate dai greci che le consideravano una idealizzazione del mondo dell’esperienza. Non esistono infatti in natura dei triangoli o quadrati perfetti. Essi fanno parte di un mondo ideale che trova rispondenza nel profondo del nostro animo e si rendono molto utili per ogni opera dell’uomo. La geometria permette di costruire case, mobili e tutti gli oggetti che servono per l’uso quotidiano.

Ma non solo: la cultura greca, per merito di Apollonio di Perga, scoprì anche alcune figure geometriche, denominate coniche, come l’ellisse, la parabola e l’iperbole, che non sembravano avere né senso né utilità. Esse rimasero così per millenni esiliate nell’archivio dei “fantasmi matematici” finchè circa 500 anni fa, con la nascita della scienza moderna, ripresero magicamente vita.

Ci si accorse infatti che i corpi celesti si muovono nello spazio descrivendo traiettorie come queste: i pianeti seguono delle ellissi girando intorno al sole, le parabole sono le linee seguite dalle comete.

E questo è solo l’inizio.

Molte delle scoperte fondamentali che sono alla base della descrizione dell’universo sono state anticipate dalla nascita di entità matematiche in un primo momento trascurate perché ritenute prive di significato e quindi di scarsa importanza.


Le equazioni di Maxwell ad esempio, che quantificano i fenomeni elettromagnetici operando una sorta di processo unitario tra due temi fino ad allora separati, quali elettricità e magnetismo, videro matematicamente la luce prima della loro effettiva utilizzazione pratica.

La stessa Relatività Generale di Einstein, che sconvolse la struttura dello spazio e del tempo andando a parlare di universo curvo, si ispirò alla geometria curva proposta più di 50 anni prima dal grande matematico tedesco Bernard Riemann e rimasta nel cassetto delle curiosità matematiche.

Potremmo proseguire con l’elenco degli esempi perché ce ne sono veramente tanti. Gli stessi numeri a ben vedere potrebbero essere dedotti in linea puramente teorica senza dover contare sui dati empirici.

Le conclusioni da trarre risultano ora evidenti.

In linea con quanto recita la speculazione orientale, la matematica ci offre la prova che non occorre fare lunghi viaggi per raggiungere la verità, perché in fondo al nostro animo sono nascosti gli schemi di base del mondo che si presenta ai nostri sensi.

Questo rivelare il fenomenico prima che le nostre osservazioni lo mettano in luce sembra confermare oltre ogni dubbio la natura divina dell’uomo.

Torniamo agli assunti da cui siamo partiti e ricordiamoci della corrispondenza tra l’Universo e l’essere umano!

Nessun commento: