giovedì 30 maggio 2013

Yoga, Quanti e Relatività


L’impostazione unitaria peculiare della filosofia dello Yoga – ricordiamo che il termine Yoga vuol dire unione dietro l’apparente separazione -  viene ai nostri giorni oltremodo avvalorata da alcune importanti conclusioni cui è giunta la scienza occidentale. 

Solo poco più di cento anni fa la Fisica poggiava su alcuni concetti assoluti (cioè validi per tutti e nella stessa misura) completamente distinti e separati.

Lo spazio, il tempo, la materia, l’energia erano gli ingredienti di base che insieme davano contenuto al mondo dei fenomeni oggettivi.  Questo mondo oggettivo risultava del tutto indipendente dal soggetto che ne fa esperienza.

In altre parole si pensava che la realtà avesse una sua consistenza e assolutezza a prescindere di come noi la percepiamo.
La fisica dei Quanti e la Relatività di Einstein rivoluzionarono, agli inizi del ‘900, tale punto di vista, eliminando l’universalità e la separazione dei concetti succitati e conferendo alla speculazione occidentale un aspetto decisamente più unitario.

La materia divenne una forma di energia. 
Lo spazio – in cui essa è contenuta - si legò con il tempo. 
In più l’osservatore, lo sperimentatore, andò in qualche modo a legarsi agli oggetti osservati.

Queste conclusioni, altamente lontane dal senso comune, andavano a collegare proprio quei concetti da sempre ritenuti divisi e indipendenti, avvicinando la Fisica moderna  alla filosofia e al misticismo orientali.

Si inizia ormai ad intravedere l’impossibilità di inquadrare in modo puramente logico il vasto e articolato fenomeno della Realtà, che trova espressione su piani più sottili rispetto a quelli del pensiero razionale.

Dopo millenni Yin e Yang fanno capolino nei laboratori di ricerca e nelle deduzioni teoriche dei massimi scienziati.

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