L’impostazione unitaria peculiare della
filosofia dello Yoga – ricordiamo che il termine Yoga vuol dire unione dietro
l’apparente separazione - viene ai
nostri giorni oltremodo avvalorata da alcune importanti conclusioni cui è
giunta la scienza occidentale.
Solo poco più di cento anni fa la Fisica
poggiava su alcuni concetti assoluti (cioè validi per tutti e nella stessa
misura) completamente distinti e separati.
Lo spazio, il tempo, la materia,
l’energia erano gli ingredienti di base che insieme davano contenuto al mondo
dei fenomeni oggettivi. Questo mondo
oggettivo risultava del tutto indipendente dal soggetto che ne fa esperienza.
In altre parole si pensava che la realtà avesse una sua
consistenza e assolutezza a prescindere di come noi la percepiamo.
La fisica dei Quanti e la Relatività di
Einstein rivoluzionarono, agli inizi del ‘900, tale punto di vista, eliminando l’universalità
e la separazione dei concetti succitati e conferendo alla speculazione
occidentale un aspetto decisamente più unitario.
La materia divenne una forma di energia.
Lo spazio – in cui essa è contenuta - si legò con il tempo.
In più
l’osservatore, lo sperimentatore, andò in qualche modo a legarsi agli oggetti
osservati.
Queste conclusioni, altamente lontane dal
senso comune, andavano a collegare proprio quei concetti da sempre ritenuti
divisi e indipendenti, avvicinando la Fisica moderna alla filosofia e al misticismo orientali.
Si inizia ormai ad intravedere
l’impossibilità di inquadrare in modo puramente logico il vasto e articolato
fenomeno della Realtà, che trova espressione su piani più sottili rispetto a
quelli del pensiero razionale.
Dopo millenni Yin e Yang fanno capolino
nei laboratori di ricerca e nelle deduzioni teoriche dei massimi scienziati.
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